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Il Museo Archeologico regionale

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Il Museo raccoglie la documentazione archeologica del territorio camarinese dall’età preistorica alla medievale esposta secondo un doppio criterio cronologico e topografico. I materiali provengono principalmente dalle attività di scavo effettuate da P. Orsi, A. Di Vita, P. Pelagatti e G. Di Stefano nella necropoli, nell’abitato e nell’area portuale; alcune vetrine contengono oggetti di provenienza sporadica ed esemplari delle collezioni Carratello e Pace. Particolare interesse riveste il Padiglione delle Anfore, che, ricavato dalla cantina della masseria, ospita, disposta su due livelli, una collezione tra le più ricche e rappresentative di tutto il Mediterraneo. Infine la Sezione Subacquea, nata dal recupero di otto relitti e in parte da ritrovamenti occasionali, si segnala per l’abbondanza di reperti di pregevole fattura e rarità, utili alla ricostruzione sia dei traffici commerciali di cui la città era tappa, sia della vita della città stessa.

Il Padiglione Subacqueo

La sala d’ingresso del Museo, corrispondente all’antico palmento della fattoria  di cui conserva in situ il torchio, espone interessantissimi reperti di varia epoca recuperati nelle acque camarinesi in seguito a indagini scientifiche o ritrovamenti fortuiti. Primo in ordine cronologico il “Relitto dell’elmo corinzio” (VI sec. a.C.) comprendente, oltre al raro elmo corinzio che dà il nome al rinvenimento, un ancor più raro lingotto in argento, vasellame fine da mensa, lucerne, e anfore di provenienza eterogenea: corinzie, ionio-massaliote, massaliote, etrusche, puniche, clazomenie. Seguono i reperti del “Relitto dell’elmo attico-etrusco” (IV sec. a.C.). Pesi in marmo, un ex-voto configurato a dito umano, monete puniche (336-280 a.C.) e mamertine (288-278 a.C.) restituiscono probabilmente testimonianza della flotta mamertina in assedio alla città nel 278 a.C. L’area della foce dell’Ippari, porto-canale della città, ha restituito una statuetta in bronzo del dio egizio Arpocrate  (III-II sec. a.C.), e il “Relitto del Triclinio di Afrodite”. Dalle acque antistanti l’acropoli e l’agorà provengono sei pesi-campione in piombo (II sec. a.C.), probabilmente riferibili all’archivio pubblico dei pesi della città romana. Dal centro della baia giungono invece un gruppo di lucerne, ancora impilate e aggregate (fine I sec. d.C.), alcuni oggetti in argento (una coppa, un pendente, un galletto), in bronzo (uno stilo, uno scalpellino, un delfino) e un piatto in marmo bianco (“Relitto delle lucerne”, I-II sec. d.C.). Ad un ricco carico del II-III sec. d.C. (“Relitto delle Colonne”), in transito tra il nord Africa e Roma, appartengono un frammento di colonna in marmo giallo di Numidia simile agli esemplari utilizzati nel Pantheon a Roma, una bottiglia in vetro, un contenitore in vimini e suppellettili in bronzo di squisita fattura: un vaso porta-profumi decorato a sbalzo con motivi geometrici e floreali esaltati da intarsi in smalto azzurro; un thermos decorato con maschere comiche e protomi di sileno; tre strigili finemente incisi. Completano il carico ghiande missili in piombo, uno scandaglio e una cassa in piombo a chiusura ermetica ornata con pannelli a motivi vegetali, forse la ghiacciaia o la cassetta delle sostanze medicamentose di bordo. Ancora al III sec. d.C. risale il “Relitto dei sei imperatori” ricco di oltre tremila monete coniate tra il 253 e il 273 d.C. da Gallieno,Vittorino, Tetrico I, Tetrico II, Claudio II il Gotico e Quintilio, mentre all’altomedievo si datano i resti di una tafurrea, galea destinata al trasporto di cavalli, carica di armi, ferri da cavalcatura, strumenti da maniscalco. Dalle acque di Caucana provengono un busto in bronzo di figura femminile, probabilmente a decorazione di una imbarcazione, due anelli, una testa femminile in marmo bianco (I-II secolo d.C.), infine una patena in argento di officina costantinopolitana, recante un’iscrizione augurale all’imperatore Teodosio II (metà V sec. d.C.). Completa la collezione subacquea un gruppo di ancore disposte lungo la parete esterna del cortile del Museo, recuperate nelle acque di Punta Braccetto e databili tra il VI e il III-II sec. a.C.

Il Padiglione delle Anfore

Parallelamente alla Sezione subacquea si dispone su due livelli il Padiglione delle Anfore, ricavato dalla suddivisione dell’altezza della cantina del caseggiato rurale tramite passerelle metalliche.
La sezione espone una raccolta di oltre 1000 esemplari. Le anfore camarinesi, perlopiù riutilizzate per sepolture infantili (enchytrismoi) nelle necropoli di contrada Rifriscolaro-Dieci Salme e Passo Marinaro, offrono una straordinaria documentazione dei traffici intessuti dalla città con i principali centri mediterranei testimoniando l’importanza di Camarina quale scalo marittimo. Tra le tipologie attestate primeggiano in percentuale le anfore corinzie seguite dalle attiche; sono presenti anche esemplari laconici, ionio-massalioti, massalioti, etruschi, punici,  di Samo, Chio e Clazomene. La ricchezza della documentazione e l’associazione dei corredi tombali collocano la raccolta del Museo tra le collezioni più ricche e rappresentative del panorama archeologico internazionale.

La sala della Preistoria

La sala della Preistoria ospita un diacolor raffigurante una veduta aerea del sito e un pannello informativo sulle caratteristiche geologiche e le vicende paleontologiche salienti del territorio. Una piccola vetrina a mensola espone i resti fossili di mammiferi rinvenuti entro le fessure delle rocce carbonatiche della piattaforma ragusana. Segue l’esposizione di alcuni reperti dell’età del bronzo antico (facies di Castelluccio, XXII-XV sec. a.C.) provenienti dai numerosi insediamenti individuati lungo il litorale ragusano (Passo Marinaro, Piano Resti, S. Croce Camerina c.da Forche, Macchia Tonda, Branco Grande). Insieme agli esemplari rinvenuti a Camarina nell’area a sud e ad est del tempio di Athena (fuseruole, asce in pietra lavica, frammenti ceramici), di particolare interesse sono i reperti dal villaggio fortificato del Branco Grande. L’insediamento, composto da circa quaranta capanne disposte a gruppi su uno sperone roccioso lambito dal mare e difeso da un vero e proprio aggere, costituisce tuttora un unicum nel panorama preistorico italiano trovando paralleli in pochi insediamenti del Mediterraneo orientale e centrale. Dall’insediamento di c.da Forche di S. Croce Camerina provengono infine utensili  in pietra e in argilla, in particolare fornelli, corni votivi e pendagli in terracotta.

La necropoli arcaica

Rifriscolaro-Dieci Salme, investigata ad ampio raggio, ha restituito finora circa duemila deposizioni che si dispongono lungo tutto l’arco del VI secolo a.C. restituendo un quadro articolato della vita dei primi camarinesi nei suoi molteplici aspetti (cultuali, economici, sociali etc etc). In particolare, ai riti funerari riporta la ricostruzione di due sepolture, l’una a inumazione con lo scheletro rannicchiato in posizione fetale, l’altra a incinerazione praticata all’interno di un’anfora. I materiali più antichi risalgono agli inizi del VI sec. confermando la data della fondazione della città indicata dalle fonti (598 a.C.). Spiccano per quantità i materiali ceramici corinzi, costituiti sia da vasellame fine da mensa, sia da anfore e grandi giare (pithoi) per il trasporto di derrate alimentari. Corposamente attestati sono anche, a partire dalla fine del VI secolo, i prodotti ceramici provenienti dall’Egeo orientale e da Atene. La produzione attica, in particolare, è rappresentata da un’anfore da una lekythos a figure nere della Collezione Pace, e da due anfore da trasporto inscritte del tipo SOS e Agorà 5011.

La sala del Tempio di Atena

Del tempio, risalente al primo quarto del V sec. a.C., è visibile nella quarta sala una parte del terrapieno di colmata praticato davanti al lato Est nel IV sec. a.C., la rampa di accesso al pronao e le strutture di fondazione in blocchi regolari di calcarenite locale, conservate solo fino al piano di calpestio (crepidoma) (V sec. a.C.). Un modellino in plexiglas ricostruisce la planimetria dell’edificio, costituito da cella, pronao e opistodomo e decorato da colonne soltanto lungo il lato est di accesso. Del tempio, inserito entro il recinto sacro (temenos) risalente alla fondazione della città (VI sec. a.C), è possibile ricostruire le dimensioni originarie (39,75 x 15 mt.). Nel cortile si conserva anche parte dell’alzato del muro sud della cella, ancora parzialmente inglobato nel baglio ottocentesco, e delle fondazioni dell’adyton.

La sala della Città dall’età classica al periodo romano-repubblicano

Nel padiglione ovest, originariamente adibito al ricovero del bestiame e attualmente suddiviso in due sale, è esposta una selezione di reperti che documentano la vita della città e del suo territorio dall’età classica fino al periodo romano-repubblicano.
Immediatamente a sinistra dell’ingresso,  trovano esposizione documenti epigrafici di notevole interesse storico-sociale: le tessere in piombo con inciso il nome del cittadino rinvenute all’interno del tempio di Athena. Tali importantissimi testimonianze della vita politica della città, che trovano parallelo solo in poche località (Atene, Stira, Rodi, Grammichele), risalgono alla rifondazione democratica ad opera di Gela (461 a.C.), ovverosia ad uno dei momenti di maggiore notorietà di Camarina, patria del vincitore olimpico Psaumide (456 a.C.) esaltato da Pindaro. Diodoro e Aristarco menzionano l’intensa attività di ricostruzione della città, il cui epicentro, insieme al tempio di Athena, era costituito dall’agorà, cui è dedicata la prima sala. Disposta all’estremità occidentale dell’acropoli, così da dominare l’ampia baia e il porto, l’agorà era suddivisa da un portico (stoà) in due settori, l’uno, rivolto a ponente, di destinazione civile e religiosa, l’altro, rivolto a oriente, a destinazione commerciale. All’estremità meridionale del portico fu disposto, tra la fine IV e gli inizi del  III sec. a.C., un deposito sotterraneo di anfore del tipo greco-italico, di cui si ripropone la ricostruzione.

La sala della chora e della necropoli classica

La successiva sala espone reperti provenienti sia dalla necropoli classica di Passo Marinaro (ceramica, iscrizioni, defixiones, sarcofagi in terracotta, cippi funerari, ricostruzione di una tomba a cappuccina con corredo), sia da alcune abitazioni della città (Casa dell’Altare, Casa dell’Iscrizione), sia dal territorio (chora) camarinese (Fattoria Iurato, insediamento di Contrada Maestro). Le vetrine presentano esemplari di ceramica attica e siceliota del IV secolo delle collezioni Pace e Carratello.

 

La Biblioteca

La biblioteca del Museo Archeologico Regionale di Camarina è aperta al pubblico, agli studenti e agli studiosi con la possibilità di consultare opere nell’archeologia, in genere e su Camarina in  particolare.
Negli ultimi anni la biblioteca ha potuto procedere a regolari acquisti grazie ai contributi previsti dalla Regione Siciliana. Il fondo bibliografico è stato arricchito anche , con opere ricevute in dono o a titolo di cambio da altre istituzioni analoghe.
Allo stato attuale la biblioteca possiede otre 500 volumi monografici e diverse decine di pubblicazioni periodiche, italiane e straniere.
Il patrimonio librario comprende opere che riguardano l’archeologia, la storia della Sicilia antica, la numismatica, la documentazione dello scavo e del restauro archeologico.
Rilevante la sezione “periodici” che comprende importanti riviste specializzate come: Archeologia Classica (Roma, dal 1972), Archeologia Medioevale (Firenze dal 1975), Archivio Storico Siracusano (Siracusa, dal 1955), Bollettino d’Arte (Roma, dal 1979), Dialoghi di Archeologia (Roma, dal 1970), Kòkalos (Palermo, dal 1958),  Journal of Ancient Topography (Roma, dal 1991) e altre pubblicazioni di importanza rilevante.
Nella sezione “Didattica” della Biblioteca, legata al “Progetto Scuola Museo”, sono disponibili testi ed articoli, sotto forma di copie fotostatiche, riguardanti la storia antica di Camarina. Inoltre la sezione è fornita di volumi della civiltà greca e romana.

Come raggiungere il Museo di Camarina

In Nave: Porto di Palermo a 260 km
In Aereo: Aeroporto di Comiso a 20 km o da  Catania a 120 km
In Auto: (dal porto di Messina 230 km)  A18 in direzione Catania, uscita Siracusa, quindi SS.194 e SS.114 fino a Ragusa
Da Ragusa dista circa 35 km ed raggiungibile percorrendo la SS Santa Croce-Scoglitti (frazione del comune di Vittoria).
Da Agrigento SS 115 per Gela e svincolo  per Santa Croce Camerina, proseguendo per Marina di Ragusa.

 

Fonte: www.regione.sicilia.it

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