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4. La Strada per Scoglitti

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La strada per Scoglitti, l’archeologia industriale di Giardinazzo, il II Circolo Didattico “G. Caruano”. Il quartiere di fronte all’Emaia.

Il collegamento con Scoglitti1 (o più precisamente verso la marina di Cammarana) nel corso dei secoli si sviluppò lungo due direttrici: una strada nel fondovalle verso la Cava di Gesso e Cammarana, che proveniva da Comiso attraversando i mulini del Passo del Pero e della Martorina e che all’altezza dell’attuale via Ipperia davanti ad una “biviratura” saliva sull’altopiano per continuare attraversando la contrada Giummarito fino a Terranova. Un’altra strada, dopo la fondazione, partiva dal centro lungo l’attuale via dei Mille, arrivava al Piano dei Cappuccini e correva lungo il ciglio della valle: la regia trazzera detta dei Cappuccini, che usciva dalla Porta dei Cappuccini e proseguiva verso la marina lungo l’attuale strada di contrada Gerbe, fino a Resiné, da dove poi continuava per lo scaro di Scoglitti e la contrada Anguilla. Sia l’una che l’altra erano strette e scomode per il trasporto delle merci dall’entroterra allo scalo e viceversa. Per questo, probabilmente nel corso dello stesso Seicento, per andare verso il mare, si utilizzava una strada più lunga ma che correva in territorio pianeggiante, dalla contrada Mendolilli a Cicchitto verso l’Arciarito, da cui si distaccava poi un braccio verso Burgaleci e da Burgaleci proseguiva per la Berdia, immettendosi poi nell’antica strada che da Camarina portava a Gela2. Doveva però essersi creata nel corso dei primi secoli anche una trazzera più breve, che da Cicchitto attraversava Sughero Torto e Valseca fino a Burgaleci e proprio questo tragitto più breve fu quello destinato ad avere un futuro. L’occasione per la costruzione di una nuova strada per Scoglitti fu data dal fatto che dopo il 1825, in contrada Giardinazzo (allora nota come Bosco di Custureri), il mercante inglese Benjamin Ingham aveva costruito una distilleria (chiamata Lambicco)3. In una zona di grande sviluppo del vigneto sin dal Settecento, l’impresa aveva avuto successo e le numerose botti di “spirito” (alcool) che venivano prodotte dalla distilleria prendevano la strada di Burgaleci per essere imbarcate per Marsala dallo scaro di Scoglitti. All’inizio, a quanto si capisce dalla deliberazione del Decurionato del dicembre 1832, Ingham avrebbe però chiesto solo di creare un collegamento tra il centro abitato e la distilleria di Giardinazzo, con un costo di 400 onze, forse per non spaventare gli amministratori con le spese, alla luce del fatto che nel 1818 l’architetto don Giuseppe Marino di Caltagirone aveva consegnato un progetto per l’intera strada del costo di 7420 onze. La proposta di Ingham abbatteva invece notevolmente i costi, trattandosi di realizzare solo un collegamento di poco meno di due miglia dalla Porta dei Cappuccini alla distilleria. Da quel che scrive Bucchieri nel suo saggio già citato, subito dopo però si ingaggiò un braccio di ferro tra l’Intendente, che voleva la strada per Scoglitti (forse sensibilizzato da Ingham) e una parte del Decurionato, che invece riteneva che ci fossero altre cose più urgenti, come ad esempio la bonifica della palude della Bordoneria che causava la malaria, o il restauro del fonte del Canale o la costruzione del teatro o della Casa Comunale. Coloro i quali erano contrari alla strada si fecero anche interpreti di “interessi di categoria” (come diremmo oggi), quali quelli dei bordonari, che fino ad allora avevano trasportato loro il vino a Scoglitti e che avrebbero per due terzi perduto il lavoro con il trasporto su carro delle botti di vino. Nel 1834 però, il nuovo sindaco don Franco Scrofani e il nuovo Decurionato votarono per la realizzazione dell’intera strada rotabile, su progetto del capo mastro Lo Piano di Caltanissetta, per un importo complessivo di onze 3550 su poco più di 8 miglia (pari a km. 12,609). La strada fu ultimata nel 1838.

Oggi, della distilleria di contrada Giardinazzo per cui fu costruita la nuova strada rotabile per Scoglitti, abbiamo qualche traccia. I ruderi che si vedono oggi in contrada Giardinazzo, nei pressi della rotonda al limite della grande depressione, una volta «un gran fabbricato, col corrispondente opificio di distillazione» (La China), appartengono al rifacimento dell’impianto risalente al 1850 già di proprietà di Ignazio e Vincenzo Florio, che avevano seguito Ingham a Vittoria e si erano stabiliti al Giardinazzo nelle terre appartenenti alla famiglia Scrofani. I Florio, però, nel 1858 vendettero il loro piccolo impianto a Ingham (che già aveva associato nel nome quello del nipote Withaker), che lo rimise subito in funzione nel settembre 18594 e ne ordinò la ristrutturazione e l’ampliamento, costruendo un nuovo grande impianto che, anche architettonicamente, secondo quanto dice il dr. Giovanni Perucci, costituì il modello delle altre distillerie vittoriesi5. La distilleria Ingham-Withaker operò saltuariamente, fino alla totale cessazione dell’attività probabilmente a fine Ottocento. Nel 1925 i locali furono venduti e riconvertiti in fornace di calce e di essa sono i ruderi (oggi proprietà Pluchino).

Alla fine degli anni ’70 del Novecento, nella parte alta della depressione fu costruito il nuovo plesso scolastico del II Circolo Didattico, intitolato a Giuseppe Caruano6 (progettista l’ing. Guido Noè).

 

NOTE

1] In una mappa del 1846, disegnata dall’arch. Francesco Platania, sono indicate altre strade in uscita da Vittoria: una per il Passo Ippari (verso Comiso), la seconda per Favaraggi (attuale stradale per Forcone e Pedalino), la terza detta per Montecalvo (oggi per Acate) e la quarta di Gaspanella verso il mare e Terranova.
2] cfr. Giovanni Uggeri La viabilità della Sicilia in età romana, Mario Congedo Editore 2004
3] Un altro lambicco risulta in funzione alla Scaletta dei Ricca alla fine del Settecento, citato anche da Sestini nella sua breve Storia dei vini della Vittoria
4] Orazio Busacca, Effemeridi 1850-1896, citato in I. Failla, L’imprenditoria del vino a Vittoria nella seconda metà dell’800, Università degli Studi di Catania Facoltà di Scienze Politiche, a.a. 1999-2000.

5] Giovanni Perucci, La distilleria del Consorzio Agrario di Vittoria: analisi e conservazione, Università degli Studi di Firenze Facoltà di Architettura, a.a. 2002-2003.
6] Insegnante elementare (1929-1975), dirigente del Pci, sindaco per pochi mesi nel 1963-1964, caprogruppo consiliare tra il 1966 ed il 1970, eletto nel 1975 al Consiglio Provinciale, nel quale però non arrivò a insediarsi.

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