giovedì, Novembre 14Città di Vittoria
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7. Rinvenimenti Archeologici

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Rinvenimenti archeologici nel territorio di Vittoria.

Non è nostro compito in questa sede fare la storia di Camarina né delle scoperte archeologiche. Ci limiteremo pertanto ad accennare a tutto ciò che nel territorio di Vittoria è stato rinvenuto nel passato o in tempi recenti, considerando questi rinvenimenti una specifica “eredità” dell’antica città a noi Vittoriesi…

Chi oggi percorra il tratto di strada dal cimitero di Scoglitti verso la foce, se vede davanti a sé il promontorio di Camarina, vede anche sulla sinistra un quartiere di case per le vacanze. Ma fino agli inizi degli anni ’60 del Novecento, la strada si fermava davanti al cimitero e da quel punto in poi si alzavano imponenti dune di sabbia, quasi un piccolo deserto, fino ad arrivare alla foce dell’Ippari. Dietro i Macconi di Cammarana, fino agli inizi del Novecento, c’era la grande palude, quasi congiunta -nei pressi del cimiterocon un piccolo lago detto Salito, di cui ancora oggi a metà della lunga spiaggia di Cammarana si può distinguere lo sbocco del canale di scolo costruito nel 1907 e che servì a prosciugarlo.

Sullo Stagno Salito, tra il 1544 ed il 1554, scrive Fazello: «Dopo la foce dell’Ippari, a circa cinquecento passi, c’è un lago distante dal mare un tiro di pietra e alimentato dalle piogge; le sue acque si condensano a sale in piccoli pezzi». Aggiunge Schubring nel 1864: «V’era una seconda palude divisa dalla prima, ma non interamente…A questa seconda palude è dato nella carta il nome di Salito, forse perché di acqua salsa, siccome lo dice anche Fazello, giungendovi il mare quando è in tempesta. Questa palude, quindi, non ha nulla da fare col lago Camarina» (Camarina, pag. 58).  Dove oggi sorge il cimitero di Scoglitti, un tempo c’erano cospicue tracce della grande la necropoli settentrionale[1], datata da Paolo Orsi al VI-V secolo a.C.. I resti della necropoli erano visibili ancora al tempo in cui venne Fazello (vedi box), I resti della necropoli settentrionale furono poi fatti scavare dal principe di Biscari Ignazio Paternò Castello nel 1781 e i reperti in parte sono oggi al Museo Biscari e a Castello Ursino. Ma ecco come Tommaso Fazello descrive Camarina:

«La città di Camerina, un tempo famosa per le sue ricchezze e la grandiosità dei palazzi, oggi è in rovina e non conserva nulla di integro delle antiche costruzioni tranne le fondamenta. Tuttavia Camerana, come è detta comunemente, mantiene ancora il nome con il solo cambiamento della ‘i’ in ‘a’, e mostra per tutto il suo perimetro -che era di circa un miglio e mezzo- rovine imponenti, sparse qua e là e in grandissima parte ricoperte di terra. Il litorale marino su cui essa si affaccia era abbellito dalla presenza di moli, oggi lesionati, che, poggiati anche sul fondo del mare e grandi più di tutti quelli ch’io abbia mai visto altrove, venivano a formare un porto artificiale. Ma nel 1554, quando venni per la seconda volta a Camerina per fare le mie ricerche, trovai questi avanzi spogli di tutti i segni di antichità, trasportati da lì nella cittadella di Terranova, e privati dei loro ornamenti».

 

 

NOTE

1] Altre necropoli di Camarina erano: quella orientale (Rifriscolaro-Dieci Salme), del VI secolo a.C.; la meridionale (Passo Marinaro), del V-III sec. a.C.; quella di Cozzo Campisi, del V-III-II sec. a.C.; quella di Randello, del V-III-II sec. a.C..

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