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b) Ferrovia – Zona industriale

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La Ferrovia, la stazione e le distillerie. La zona industriale.

Il 24 dicembre 1892, nella nuova stazione ancora in costruzione, arrivò il primo treno, proveniente da Terranova, con un immenso giubilo popolare e una vera e propria “glorificazione” di Rosario Cancellieri, l’uomo che per trent’anni di seguito come consigliere comunale e provinciale, sindaco, deputato e senatore si era impegnato per realizzare quello che nel 1860 appariva solo un sogno[1]. La costruzione della linea ferrata Siracusa-Licata richiese infatti più di 30 anni sia per i costi, sia per le dispute sul tracciato, sia infine per le difficoltà tecniche, superate con numerosi ponti ed un avveniristico percorso elicoidale scavato nella roccia (a Ragusa, in particolare).

Dopo il finanziamento dell’opera, ottenuto alla fine degli anni ’80, i lavori cominciarono a tenaglia, dalle estremità. Il 29 marzo 1891 fu iniziata la costruzione della tratta Licata-Terranova, sospesa nel maggio successivo per la gravissima crisi economica attraversata dal Paese, crisi fortissima in particolare nella nostra zona, dove il vigneto fu colpito contemporaneamente dalla fillosera che lo devastò completamente e dalla guerra commerciale con la Francia. Dall’altro capo, finalmente il 23 dicembre 1891 il primo treno proveniente da Noto giunse a Modica, con le immancabili feste e cerimonie pubbliche. Per intervento di Rosario Cancellieri, Senatore del Regno (di fresca nomina nel dicembre 1890) sul primo ministero Giolitti, nel giugno 1892 furono cominciati i lavori della tratta Terranova-Modica. Il 14 marzo 1893 fu completata la tratta da Vittoria a Comiso, inaugurata con un treno che partito da Vittoria si diresse a Comiso, dove si ripeterono le ormai consuete scene di giubilo e osanna al senatore Cancellieri ed al vecchio nemico Caruso, diventato amico. Finalmente il 10 giugno 1893 fu completata la tratta Modica-Ragusa-Comiso, in esercizio dal 18, con un’ulteriore celebrazione di Cancellieri e stavolta anche del suo antico rivale, il senatore Corrado Arezzo di Donnafugata. L’attuale edificio della stazione risale al 1932, quando fu realizzato anche il piazzale, collegato con la statale 115 recentemente, con la creazione di una grande piazza, che dal 2008 ospita un’edicola votiva dedicata alla Madonna dello Scoglio.

Completata la linea ferrata, il commercio del rinato vigneto vittoriese poté lentamente risollevarsi dalla catastrofe della fillossera[2]. Fu allora che a poco a poco ritornò in auge e si sviluppò ulteriormente la vecchia industria delle distillerie, per la necessità di eliminare gran parte della sovrapproduzione vinicola, trasformandola in alcool ed altri derivati, contribuendo così a mantenere buoni i prezzi del vino. Il panorama industriale nel 1890, incentrato sulla florida attività di lavorazione delle vinacce per l’estrazione di alcool e di “cremor di tartaro”[3] è descritto da La China, che accenna ai seguenti impianti industriali di:

  1. Placido d’Andrea (tra le vie La Marmora, Curtatone, Settimo);
  2. Salvatore Gambardella  (via Palestro all’altezza della via Cernaia, dove oggi sorge un moderno condominio);
  3. Incardona (via Milano tra Bixio e Carlo Alberto);
  4. Francesco e Giovanni Molé (via Castelfidardo ang. Roma);
  5. Battaglia (via Castelfidardo ang. Cacc. Alpi);
  6. Calarco (via Castelfidardo ang. Cernaia, oggi palazzo Di Geronimo, già notar Molé);

Nel 1885 risultano in funzione due distillerie: quella di Clemente Galbo e quella di Giovanni Samperisi, alle quali si aggiunsero, attorno alla stazione dai primi del ‘900, parecchie altre distillerie, di alcune delle quali ancora oggi sono visibili i ruderi, in generale in pessimo stato.

Il primo dei nuovi impianti fu la distilleria del Consorzio Agrario, costituito nel 1902 per iniziativa del cav. Vincenzo Scrofani. Inaugurata il 25 aprile 1907 (in occasione delle celebrazioni del III Centenario ed in funzione fino agli anni ’40 del Novecento, i suoi ruderi sono ancora visibili dietro il Ferrotel di via Generale Diaz (oggi sede degli Assessorati ai Servizi Sociali e Urbanistica). Lungo la strada statale 115 per Gela, nei decenni seguenti sorsero:

  1. la distilleria Scifo (con prospetto su Piazza Italia);
  2. la distilleria dei fratelli Sannino (magazzini prima del 1935, estendentisi dall’attuale via Generale Cascino al Viale Volontari della Libertà, in funzione nel 1955);
  3. la distilleria dei fratelli Meli (dopo il 1950, a confine con il condominio al n. 40 di via Cascino, sulla sinistra verso Gela);
  4. la distilleria di Giovanni Mazza (prima del 1935 e la cui ciminiera svetta ancora in via Generale Cascino).
    Lungo la strada per Acate (oggi via Generale Diaz) sorsero:
  5. la distilleria dei fratelli Giuffrida (di Santa Venerina, proprietari di 9 distillerie che lavoravano con le carrube in tutta la Sicilia, con l’impianto più grande a Pozzallo), dopo il 1950 per pochi anni di fronte all’attuale distributore di via Di Vittorio;
  6. la distilleria dei fratelli Grasso, prima del passaggio a livello e lungo la strada ferrata, a confine con la ditta Buccellato.
    Altra piccola distilleria di un altro fratello Mazza sarebbe sorta in via IV Aprile (Ferraro).

La vocazione industriale delle tre vie era rafforzata anche dalla presenza della fabbrica di mattonelle in cemento colorato Alessandrello (1900-1940), lungo la via Generale Cascino. A confine con i Sannino, lungo la via Trento sorgeva il mulino San Giuseppe (1935, di Giovanni Carfì Pavia). Lungo la strada per Gela, sorgeva un’industria di zolfi ventilati (ing. Insinna, 1935). 
Oltre la linea ferrata, nella nuova zona industriale realizzata con il P.R.G. Susani (1985-1988), operano le ditte Maggio (produzione vinicola) e Agriplast. 

 

NOTE

1] Il primo a parlare della necessità di una linea ferrata fu Salvatore Contarella, che nel gennaio 1861 diede alle stampe l’opuscolo Sullo stato delle comunicazioni in Sicilia e sulla convenienza di un tronco di strada ferrata da Terranova a Siracusa (pubblicato in “I quaderni di Nike” 2004).
2] Cfr. il mio Rosario Cancellieri…
3] Così veniva chiamato il tartrato acido di potassio, costituente allo stato grezzo i grumi delle botti, e i residui in genere della vinificazione, da cui viene recuperato industrialmente, per essere utilizzato nella preparazione di acque gassate, lieviti artificiali, in tintoria come mordente e in conceria.

 

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