sabato, Ottobre 12Città di Vittoria
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A cura dell’Associazione culturale Antea, venerdì 26 ottobre alle ore 17, nella Sala Giudice, si terrà la presentazione del libro di Lidia Ferrigno Il mio paese è Macondo edito da Armando Siciliano. 
Lidia Ferrigno è nata  e risiede a Vittoria. Laureata in Lettere Classiche, ha pubblicato le raccolte di poesie: La memoria e i giorni (2000), Mare e terra, Monodie in assolo (2012), Le Sirene e altro (2014), I mille volti di Eva. Conta­minazioni (Armando Siciliano, Messina 2015), Pensieri minimi. Tango disarmonico del tempo (Armando Siciliano, Messina 2016).
Ha partecipato a diversi concorsi nazionali di poesia, conseguendo vari riconoscimenti. Alcune sue poesie sono state inserite in antologie e riviste. Ha inoltre curato un libro sulla memoria del suo paese natale, Scoglitti: La lunga scia di zagare lontane. Storie di vita nella Sicilia del Novecento all’ombra della Casa Grande (Armando Siciliano, Messina 2017), di cui questo nuovo lavoro, Il mio paese è Macondo, sembra essere una naturale continuazione.

«Gli occhi che ci guardano sono quelli dei bambini, dei semplici, che hanno il dono di vedere più in là e prima degli adulti, di sapere andare dritto al cuore delle cose e coglierne l’essenza che spesso sfugge al mondo e agli occhi dei grandi. L’infanzia infatti, come il mito, è una sorta di condizione edenica, proprio perché connotata da quella che si può definire “fantasia leggera” che sembra avere abbandonato per sempre la mente e l’animo dell’uomo tecnologico. Scandagliando in quelle acque lontane ma non torbide, l’uomo tecnologico si accorgerebbe non solo di aver capito fin da allora il mondo che lo attendeva al di là della soglia e di essersi riconosciuto fin da allora come entità unica e irripetibile fornita di una seppur ancora confusa e labile percezione di sé e del suo essere nel mondo, ma anche di aver ritrovato, strada facendo, la fantasia leggera di quando era bambino e lo stupore che la connota e l’accompagna». 

 

 

 

In copertina: William Etty, Plutone cattura Proserpina, 1830, olio su tela, 130.8 x 196.5 cm.

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